Un professore antifascista: Evangelista Valli
Evangelista Valli nacque a Faenza il 20 luglio 1894 da Bernardo e Teresa Lanzoni.
Fu alunno del liceo faentino “Evangelista Torricelli”e poi studente di filosofia all’Istituto di Studi Superiori di Firenze.
Combattente nella guerra del 1915-18, si guadagnò la medaglia d’argento al valore militare per l’azione al monte Vodice dei giorni 16-17 maggio 1917, nella quale, al comando di una compagnia, e rimanendo ferito, fece duecento prigionieri e catturò tre mitragliatrici.
Fu professore di Filosofia e storia dal 1925 al 1937 nel liceo “Torricelli” di Faenza, ove aveva studiato. Nel 1938 ottenne il trasferimento al “Galvani” di Bologna.
Romagnolo generoso e di sentimenti democratici, fu decisamente antifascista. Anche in classe spesso oltrepassò i limiti segnati dal “regime” alla libertà dei docenti. Subì di conseguenza aggressioni e intimidazioni.
Trovò conforto nello studio, pubblicando la biografia e le opere dello zio monsignor Francesco Lanzoni, agiografo di spirito liberale e storico delle chiese primitive nonché esegeta delle prime leggende cristiane.
Appena finita la guerra, nel 1945 fu dal Comitato di Liberazione Nazionale, di cui aveva fatto parte durante la lotta di resistenza quale triumviro per la scuola media, nominato Provveditore agli Studi per Bologna: ufficio che tenne con singolare saggezza in un momento non facile.
Assolto il difficile compito, pur potendo rimanere provveditore, preferì tornare alla sua cattedra di storia e filosofia al liceo ”Luigi Galvani”, accolto da colleghi e alunni con dimostrazioni di alta stima e rinnovata simpatia.
Tra le mansioni del periodo post-bellico, va ricordata quella che assunse come stremo sostenitore della laicità della scuola di stato, nell’Associazione per la difesa della Scuola Nazionale.
Attendeva a un ampio panorama della letteratura classicheggiante nella Romagna dell’Ottocento quando improvvisa la morte lo colse a 54 anni, il 12 settembre 1948.
Lo hanno immortalato nelle pagine dei loro libri i suoi studenti Francesco Leonetti Conoscenza per errore, Einaudi e Francesco Berti Arnoaldi in Viaggio con l’amico, Sellerio.
Il Liceo “Galvani” gli ha voluto rendere omaggio il 13 aprile 2011, nel corso di una giornata intitolata “Credere nell’Italia nuova. Donne e uomini del Galvani nella Resistenza” invitando i suoi alunni dell’anno scolastico 1939-40, presenti nella foto che segue con lui, a ricordarlo.
Dice l’ing Franchi Scarselli:
Sono stato allievo del Galvani nella Sezione D dalla prima Ginnasio fino alla quinta, e poi al Liceo nella Sezione C dall’anno scolastico 1937/38 a quello 1939/1940, in pratica proprio fino all’entrata in guerra dell’Italia.
Al Liceo come insegnante di Storia e Filosofia avemmo nel primo anno Galvano della Volpe, noto filosofo che negli anni Quaranta aderì al marxismo, ma che dal PC fu poi considerato un eretico perché il suo era un marxismo non dogmatico e quindi non ortodosso. Ci lasciò perché fu chiamato ad occupare la cattedra di filosofia dell’Università di Messina. Ma di Galvano Della Volpe confesso di avere un ricordo piuttosto sbiadito, tutto il contrario di quello che ho per il suo successore, Evangelista Valli.
Valli era una di quelle persone che non si dimenticano, con una personalità molto forte, ed era un vero maestro, nel senso che non soltanto era un ottimo insegnante, ma allargava l’orizzonte delle conoscenze dei suoi allievi al di là dell’apprendimento delle sue materie. In altre parole ci aiutava a capire come era il mondo al di fuori di quello nel quale vivevamo.
Chi è nato e vissuto dopo la guerra difficilmente si rende conto di cosa era il Fascismo, che forse delle dittature allora imperanti (Fascismo, appunto, Nazismo, Franchismo e Stalinismo) non era la peggiore, ma sicuramente con una propaganda incessante e con una selezione accurata di quanto ci veniva propinato dai giornali e dalla radio riusciva a condizionare i pensieri soprattutto di noi giovani in un modo oggi impensabile.
E non dimentichiamo che vivevamo in quelli che De Felice definì giustamente “gli anni del consenso”. Consenso del quale non sto qui a ricordare le cause, ma che c’era, eccome.
Ma torniamo a Valli, che per quanto mi ricordo del fascismo e delle sue presunte dottrine, forse molti di voi hanno sentito parlare di “mistica” fascista, non parlava male apertamente, semplicemente non ne parlava affatto, e a quei tempi il silenzio era da interpretare come un forte dissenso, mentre tante volte ricordo che ci ha intrattenuti sui regimi politici esistenti negli altri paesi, in particolare su quelli liberali della Francia e della Gran Bretagna, mentre criticava più o meno apertamente il nazismo, nostro alleato, critica che in qualche modo potevamo collegare anche al fatto che i tedeschi erano stati i nemici contro i quali aveva duramente combattuto durante la prima Guerra Mondiale. Guerra della quale ci parlava spesso, ricordando fra l’altro che come ufficiale di fanteria aveva comandato un reparto di “punizione”, cosi almeno mi pare si chiamasse, e ci diceva che quando andava all’assalto era opportuno che stesse non davanti ma dietro, un pò per meglio incitare i suoi uomini, ma anche perché c’era il dubbio che qualcuno gli sparasse nella schiena…
Non riesco invece a ricordare un suo commento sulla guerra civile di Spagna, che come sapete era scoppiata nel 1936 e fini nel 1939, ed alla quale l’Italia partecipò attivamente a fianco delle truppe franchiste, mentre sicuramente espresse le sue riserve sulle leggi razziali, che fra l’altro per quanto riguarda me personalmente furono l’inizio dei dubbi nei confronti del Regime. Semplicemente non riuscivo a capirne le ragioni, se non dovute ad una servile acquiescenza nei confronti dell’alleato nazista. E non mi sembra che quando interrogava Valli spargesse il terrore nella scolaresca, come ho sentito dire, anche se certamente non era tenero con chi voleva fare il furbo. Mi ricordo di un nostro compagno che alla domanda di parlare di Hobbes tergiversava e cercava di dirottare il discorso, e al quale urlò “Hobbes” cosi forte che i vetri delle finestre tremarono.
E ricordo le sue risate, che sicuramente non si riferivano a stupide barzellette, ma a fatti esterni che meritavano una simile critica. E anche questo era un insegnamento.
E qui mi fermo perché degli anni bui della guerra, prima lontana e poi addirittura in casa, della resistenza e poi finalmente della liberazione, parleranno coloro che ne furono parte attiva.. Mi limito a ricordare i compagni che non tornarono, in particolare Parini, morto in Russia, e Cosimini morto a Montelungo.
In sintesi, Valli era un uomo che emanava da tutto il suo essere il suo spirito romagnolo, sincero e spontaneo, e che come professore non soltanto era bravo, ma ci preparava a studiare con metodo universitario, a ragionare con la nostra testa e, come detto, ci insegnava a capire il mondo. Non è poco e gliene sono ancora grato.
E ringrazio il Galvani per avermi data questa possibilità di proclamarlo.
[a cura di Meris Gaspari]
[le prime tre immagini sono state messe a disposizione dalla figlia, prof.ssa Francesca Valli]